Il 24 giugno 2020 era stato firmato il protocollo d’intesa tra sindacati della sanità firmatari di contratto e assessorato della Salute per la ripartizione degli stanziamenti derivanti dai decreti governativi Cura-Italia e Rilancio. L’accordo doveva premiare gli infermieri maggiormente attivi nella lotta contro il COVID-19. L’importo complessivo ammonta quasi a € 36.000.000 di cui € 5.000.000 già erogati, che andranno a rimpinguare i fondi contrattuali. Quindi ci sono ancora da suddividere in funzione dell’impegno, nelle varie aziende, circa € 31.000.000 da assegnare “in corso d’anno”.
A screditare ancor di più la Professione Infermieristica si è aggiunto l’accordo decentrato provinciale firmato da CGIL-CISL-UIL-FSI ed ovviamente UGL che ha identificato i vari lavoratori dividendole per fasce di rischio (A alto rischio) (B medico rischio) (C rischio bassissimo).
Ebbene in questa suddivisione oculata gli Infermieri sono stati paragonati agli operatori tecnici (con tutto il rispetto della professione di quest’ultimi) che nulla a che vedere hanno avuto all’assistenza diretta ai pazienti Covid.
Come NurSind Sindacato a tutela delle professioni Infermieristiche, avevamo presentato la nostra bozza di suddivisione dei lavoratori nelle fasce rispettando il reale rischio corso durante l’emergenza; bozza che i firmatari dell’accordo non hanno ritenuto neanche di tener in considerazione, poiché l’intento chiaro era quello di uniformare il rischio corso dal personale Infermieristico a tutte le altre professionalità.
Preme ricordare che gli Infermieri sono stati gli attori principali nel fronteggiare l’emergenza covid, messi in prima linea, a volte senza presidi idonei, a volte alla prima esperienza lavorativa, rischiando la propria vita e mettendo a repentaglio la vita dei propri cari. Ci riteniamo davvero indignati dal come gli Infermieri, ancora oggi, vengono trattati; professionisti con alte specializzazioni messe allo stesso livello di altri lavoratori che svolgono un mestiere e ripeto per evitare equivoci, con tutto rispetto per questi lavoratori.
Un accordo decentrato che non ha soddisfatto neanche i requisiti dello stesso Accordo Regionale nel quale si diceva che, ad esempio, in base ai turni un Infermiere della Rianimazione Covid o del Pronto Soccorso o della degenza Covid o Aree grigie o delle USCA, avrebbe dovuto percepire fino a 1000 euro. Cosi non è stato perché da nostre informazioni le quote percepite sono state molto ma molto più basse.
Una vera occasione persa ed una ulteriore conferma che non si può ancora continuare a sminuire il lavoro degli Infermieri, generalizzando sull’utopica convenzione di livellare i lavoratori tutti allo stesso modo, conoscendo benissimo il carico di responsabilità, il livello di preparazione ed il livello di stress a cui sono sottoposto giornalmente gli Infermieri che si vedono equiparati ad un elettricista.