Le parole non solo descrivono il mondo. Le parole contribuiscono a crearlo. E agiscono. Agiscono su ciascuno di noi e ci portano ad agire, in un modo piuttosto che in un altro. Lo spiegano la linguistica e le neuroscienze applicate; lo sanno mamme, psicologi, educatori per semplice buona pratica quotidiana. E in questi tempi di emergenza sanitaria per la diffusione del virus Covid-19, in Italia e nel mondo, la cornice retorica attiva è di certo quella della guerra, con tutto il suo portato simbolico ed emotivo.
Oramai basta aprire un giornale, scorrere le notizie sul telefono, guardare un notiziario in tv per sentirci dire che siamo in guerra. L’emergenza Covid-19 è quasi ovunque trattata con un linguaggio bellico: si parla di trincea negli ospedali, di fronte del virus, di economia di guerra; ogni sera la Protezione civile dirama un bollettino con il numero dei morti e dei contagiati che aspettiamo col fiato sospeso.
Scopo del corso è quello di proporre una “smilitarizzazione” del linguaggio sanitario basato su un’etica della comunicazione che miri, da un lato a ‘lottare contro l’inesprimibile’, dall’altro a creare la relazione sociale. I vari argomenti trattati, da un lato, affrontano le forme di identità del fenomeno, nel rispetto del discorso scientifico innanzitutto per mezzo di un’analisi razionale, sul piano della condivisione, sentita da tutti. Dall’altro, ricreare una nuova relazione fondata sul logos, sul dialogo, sulla ricerca di un nuovo sguardo reciproco.
Oggi l’uso della metafora bellica sta appiattendo su un’unica modalità la visione dello stare insieme come società complessiva e di nuovo, i fautori dell’odio contro l’altro, contro chiunque altro, hanno trovato nel virus e in questa sua narrazione, un’ulteriore occasione per alimentare chiusure, barriere, scontri.
Per iscrizioni contattate Giancarlo Brafa al 338.3611289
Scheda del corso
- Sede: Ragusa
- Data: 12/05/2022
- Costo: Gratuito
- Crediti ECM: 6