Vaccino Pfizer mRNA: facciamo chiarezza!

Vaccino Pfizer mRNA: facciamo chiarezza!

A causa del virus COVID 19 e l’elevata incidenza che si è venuto a creare nei sistemi sanitari nazionali di tutto il mondo, accompagnata dalla difficoltà di prevedere e raggiungere una risposta  immunitaria, si è arrivato alla produzione del vaccino Pfzer mRNABNT162b2 come vaccinazione anti COVID 19.
Nonostante la pressione esercitata dalla pandemia di COVID 19, e la speranza di ognuno di noi nella ricerca scientifica, l’utilizzo di un vaccino deve essere necessariamente preceduta da studi che richiedono il tempo necessario per valutarne l’efficacia e la sicurezza.

Di solito nella vaccinazione viene iniettato un virus (o batterio) privato della sua virulenza .

Il sistema immunitario riconosce l’intruso e produce gli anticorpi che utilizzerà nel momento in cui incontrerà quello attivo. Nel caso del vaccino Pfizer mRNA contro COVID 19 si è seguita una strada leggermente diversa, infatti il vaccino della Pfizer contiene una molecola denominata RNA messaggero con le istruzioni per produrre una proteina chiamata Spike presente su SARS-COV-2, il virus responsabile di COVID 19, che è quella che utilizza il virus per legarsi alle cellule e farsi strada al loro interno. La cellula a questo punto produce da sola la proteina “estranea” che una volta riconosciuta dal nostro sistema immunitario da l’avvio alla produzione degli anticorpi.

L’ mRNA del vaccino non resta nell’organismo ma si degrada poco dopo la vaccinazione.

La vaccinazione deve essere fatta su soggetti a partire dai 16 anni di età e consiste nella somministrazione di due dosi a distanza di 21 giorni l’una dall’altra, la protezione sarà effettiva circa dopo una settimana dalla seconda dose. La copertura dovrebbe durare almeno dai 9-12 mesi ma non vi è una certezza definitiva, dato il poco periodo di osservazione, i dati si basano principalmente su conoscenze di altri tipi di coronavirus sufficientemente testati e studiati.

Quindi non bisogna abbandonare le misure di protezione fin qui adottate perché non vi è dimostrazione che il vaccinato non si possa infettare, anche in modo asintomatico, e contagiare altre persone.

La cosa certa, in mancanza di dati incontrovertibili sulla sicurezza ed efficacia del vaccino, la vaccinazione al momento è sconsigliata ai bambini di età inferiore a 16 anni, e ai soggetti con malattie autoimmuni. Per altre categorie tipo donne in gravidanza, soggetti con reazioni allergiche gravi e persone in trattamento con anticoagulanti, il vaccino può essere somministrato valutando caso per caso. In conclusione, data l’insufficienza dei dati degli studi fin qui condotti, tutti i soggetti che acconsentono a vaccinarsi devono essere valutati con anamnesi medica per ridurre al minimo le controindicazioni al vaccino.

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Sonia Amenta

Consiglio Direttivo

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