Da lettere a Quotidiano Sanità, di Andrea Bottega, segretario Nazionale NurSind
Gentile direttore,
mentre al tavolo della contrattazione si inizia ad affrontare il tema della revisione dell’ordinamento professionale del comparto sanità, il disegno di legge Bilancio 2022 entra nel vivo al Senato. Le aspettative su questa manovra sono tante, sia per la sua portata in termini economici e sia per la possibilità di correggere qualche stortura ancora presente nel sistema sanitario.
La prima questione rilevante per il comparto sanità è senza dubbio lo stanziamento di ulteriori risorse per sbloccare una contrattazione che sembra aver perso l’urgenza di dare un concreto segnale a quei lavoratori che stanno affrontando la quarta ondata in prima fila. Parliamo degli infermieri che da ormai due anni incessantemente (con scarsi presidi, ferie sospese, spostamenti improvvisi di reparti, sovraccarico di lavoro, carenze di personale, nessun riconoscimento economico) si sacrificano per salvare le vite dei nostri concittadini e, attraverso il loro lavoro, sostengono la ripresa economica del Paese e favoriscono la difesa delle libertà.
Come noto, il Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale, sottoscritto da Draghi, Brunetta e CGIL, CISL e UIL il 10 marzo 2021, prevede al punto 3 lo stanziamento nella legge di Bilancio 2022 di “risorse aggiuntive” “per la rivisitazione “degli ordinamenti professionali del personale, adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze richieste dai cambiamenti organizzativi e dall’innovazione digitale e alle esigenze di valorizzazione delle capacità concretamente dimostrate”.
All’articolo 185 del ddl Bilancio queste “risorse aggiuntive” per l’ordinamento professionale sono quantificate nella misura dello 0,33% del monte salari 2018, vale a dire circa 56 milioni di euro. Una inezia se pensiamo che a beneficio del solo personale del comparto dei pronto soccorso lo stesso ddl all’articolo 101 stanzia 63 milioni per una specifica indennità.
È questo l’incremento economico che i firmatari del patto aspettavano per poter sottoscrivere il contratto? Mi chiedo inoltre: quanti di questi 56 milioni andranno nell’area vuota delle alte professionalità e quanti nelle restanti aree per valorizzare le competenze delle professioni sanitarie?
Non va meglio per l’incremento del salario accessorio: all’art. 182 è stanziato lo 0,22% del monte salari 2018, pari a 37 milioni annui. Si tratta di meno di 6 euro lordi al mese per dipendente.
Entrambi gli articoli, inoltre, sembrano necessitare di nuovi atti di indirizzo da parte del comitato di settore che giocoforza dovranno emanarsi dopo l’approvazione della legge.
Ciò significa che i tempi per la chiusura del contratto (al di là dell’andamento dei lavori) si allungheranno ulteriormente.
La proposta avanzata dal Nursind a inizio settembre e non recepita al tavolo contrattuale – un contratto snello da sottoscrivere entro l’anno 2021 e una coda contrattuale per rivedere con calma l’ordinamento professionale –, soprattutto alla luce della quarta ondata Covid, appare certamente un’occasione persa. Non dimentichiamo che ci sono anche i 435 milioni di euro per il personale sanitario e sociosanitario, disponibili da gennaio 2021, a loro volta collegati al rinnovo contrattuale.
Per tale motivo Nursind propone ora un emendamento “ponte” alla legge di Bilancio in modo da poter ricevere da gennaio 2022, con i rispettivi arretrati, quanto già stanziato.
Considerato il nostro stato di agitazione e il tentativo fallito di conciliazione della scorsa settimana, se l’emendamento non passerà giocoforza sarà dichiarato lo sciopero. Anche la pazienza ha un limite. Gli infermieri, che il Covid non l’hanno visto in tv, ma lo hanno affrontato a stretto contatto con le migliaia di persone che non ce l’hanno fatta, chiedono un segnale concreto di vicinanza da parte delle istituzioni. Pensiamo di meritarlo, al pari dei medici che già quest’anno stanno ricevendo mezzo miliardo di euro.
Andrea Bottega
Fonte: Infermieristicamente.it